Inizio | Mulini Tibis, Bergum e Caversaccio | R1 | ||||
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Il mulino Tibis Il mulino Tibis si trova nel Comune di Rodero, su una roggia, ora interrata, derivata dalla riva destra del fiume Lanza. Nel catasto teresiano viene censito come "casa con mulino d'affitto, di proprietà del Collegio dei Missionari Corti di Como" (altrove viene riportato il cognome Mensionari). Il cessato catasto del 1858 attesta i medesimi proprietari, ora registrati come Mansionari, e l'edificio viene descritto come "molino da grano ad acqua". Seguendo il corso del fiume verso valle, nel comprensorio del medesimo Comune si trovava il mulino Bergum o Bergamo, anch'esso appartenuto nel '700 ai Mansionari Corti; nel 1858 ne risulta invece proprietario il sacerdote Carlo Buzzi. Altri mulini vanno ricordati nell'attuale comprensorio di Valmorea. Nel '700 a Caverzasio (l'attuale Caversaccio) è documentata l'esistenza dei Mulini di Sotto, siti sulla Roggia Stretta, e dei Mulini di Sopra, situati sul Canale delle Fontane, tutti proprietà della famiglia Sala. Nel 1772 i molinari di Caversaccio si fecero promotori di una protesta degna di menzione. Fontana dei Mulini di Sopra (Caversaccio) Per far fronte al contrabbando di grano che i mugnai della Valle del Lanza esercitavano verso la Svizzera, lo Stato di Milano ordinò a tutti i molinari, che si trovassero entro tre miglia dal confine, di munirsi di un libretto che registrasse quanto grano veniva acquistato e trasportato alla macina; anche la farina prodotta doveva poi essere annotata, per potere controllare che nulla venisse contrabbandato all'estero. Da Caversaccio a Rodero e Cantello (allora Cazzone) i mugnai si trovarono dunque fortemente penalizzati e affidarono la loro supplica agli avvocati. Innanzitutto dichiararono impossibile la registrazione delle granaglie, in quanto erano analfabeti; in secondo luogo piansero miseria per la loro produzione veramente ridotta, a fronte di un mercato limitato ai villaggi vicini. Fecero inoltre presente che, per sbarcare il lunario, erano costretti ad impiegarsi come "massaro ed agricoltore e giornaglieri ai propri padroni". Per sbloccare la situazione apparve risolutiva la denuncia che un solo mugnaio della valle, Baldassare Mina del Trotto, era stato esentato da tali obblighi (in quanto si trovava alle dipendenze del signor Larghi, segretario generale del governo milanese...). Così, additato il precedente, i mugnai l'ebbero vinta e tutto si risolse a loro favore. Tuttavia la questione si ripresentò a distanza di parecchi anni. Dal signor Maisiero, residente dal 1929 al 1954 presso il mulino Tibis, (allora proprietà dei fratelli Cocquio che producevano farina e olio di colza) abbiamo appreso che i mulini di Valmorea e di Rodero vennero chiusi per ordine di Mussolini durante la Repubblica di Salò, al fine di stroncare il contrabbando con la Svizzera. Il mulino Bergum Attualmente il mulino Tibis è stato ristrutturato ed è una splendida fattoria, popolata da germani, cavalli e cani labrador; il mulino Bergum , diroccato e fatiscente, è in via di restauro. Il mulino Di Sotto è stato convertito in una fattoria con maneggio, mentre dei mulini Di sopra rimangono alcune abitazioni, che conservano qua e là l'aspetto rustico, accanto alle fontane che perpetuano l'antico getto d'acqua. "Dall'Ufizio della Regia Intendenza di Como vengono stimolati a dover levare dal Medesimo la licenza con libretto bollato per notarvi di giorno in giorno la leva del grano re la consegna delle farine li tre molinari su l'acqua detta delle Fontane, ubicati nel Comune di Caversaccio; così il molinaro ubicato sul fiume detto Gaggiolo nel Comune di Rodero, ambi della Pieve di Uggiate verso l'interno di detta Pieve, e di Ligurno con Cazzone Pieve d'Arcisate e Ducato di Milano, a ben dirla fuori dalla distanza delli tre miglia... Ricusano li supplicanti molinari di assoggettarsi alla leva dell'accennato libretto, perché essi e i loro famigliari niuno sa scrivere (...) il loro molino consiste in una sola ruota da macinar mistura di carlone, miglio e frajna alli miseri abitanti di quelle circonvicine comunità... (3 ottobre 1772 Giovanni Ortelli dall'Ufficio Annona) "...Quall'ora al regio Ducal Magistrato Camerale piacesse di diramare anche su questa Provincia la facilitazione che ho rilevata da una licenza stata concessa da Codesto Uffizio d'Annona al molinaro Baldassarre Mina di Cagno, il quale non resta obbligato ad annotare, se non quelle partite che eccedono li stari sei; sarei per credere che così resterebbe tolta di mezzo anche su questa Provincia la difficoltà, che finora tiene in sospensione per que' molinari che non sanno scrivere, l'adempimento dello stabilito Regolamento." (5 settembre 1772) |
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