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Nel Miocene, 40 milioni a fa, con il sollevamento
delle montagne il mare si limiterà a bagnare i piedi
delle Prealpi, intanto i fiumi come il Paleo Ranza depositeranno
i loro materiali costituiti da massi e ciottoli che si
compatteranno nella roccia che prende il nome di Gonfolite. Arrivando al Miocene inf. vediamo proseguire il sollevamento della catena alpina intanto che il braccio padano di quel mare che prenderà il nome di Mediterraneo, viene isolato e chiuso per le successive evaporazioni dovute al clima che diventa più caldo e arido. Aumentando la siccità, il fiume eroderà la base del suo letto, quindi la gonfolite, formando un canyon che verrà ricoperto dagli stessi sedimenti alluvionali continentali rilasciati dal Rio Ranza. Nel Pliocene,da 5 a 1 milione di a. fa, si verificano nuovi movimenti tettonici che aprono lo stretto di Gibilterra lasciando rientrare l'oceano nel bacino del Mediterraneo. L'acqua salata invade quindi anche il canyon scavato dal R. Ranza e avanzando verso la terra ferma rilascia i suoi sedimenti marini e i resti fossili come il fossile che ha preso il nome di Emiliomia m. Le terre emergono definitivamente e il fiume rilascerà quindi sedimenti di origine continentale e glaciale provenendo le sue acque dai ghiacciai quaternari.
Questo bivalve, somigliante al genere Basiliomya (famiglia Dimydae), venne nominato Emiliomya malnatensis , prese quindi il nome del luogo di provenienza ma non solo... Questo nuovo genere fu dedicato a un amico dei ricercatori, un paleontologo di nome Emilio, anche ispirandosi a una canzonetta di moda in quel periodo e canticchiata dalla figlioletta di quattro anni di uno dei ricercatori di Pozzo Bagoderi; questa canzonetta per strana coincidenza parlava di due nomi a confronto: Emilio e Basilio, proprio gli stessi dei nostri bivalve. |
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