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è proprio questo uno dei quesiti che mi faccio più di frequente: "Sto lavorando nel modo giusto con i miei ragazzi? Usano troppo il computer?" Mi rendo conto che non esistano risposte pronte che qualcuno mi possa dare, così periodicamente cerco di fare delle riflessioni sul mio operato, chiedo le impressioni degli alunni e delle famiglie sul lavoro svolto ed escogito qualche nuova idea. Mi sento continuamente a metà tra passato e futuro: da un lato la mia impostazione classica, a cui non riesco, non posso e non voglio rinunciare, e dall'altro la passione per la tecnologia. è quest'ultima che mi avvicina molto ai miei alunni e che mi permette, come il pifferaio magico, di portali lentamente anche nel mondo della classicità. Ritengo insomma che il PC debba essere un mezzo per raggiungere il fine. Si può cioè far lezione in modo diverso arrivando ad insegnare ai giovani quei contenuti che fortunatamente non cambiano. Ho scoperto così che un Achille li può appassionare quanto un eroe televisivo e che una gara di verbi li fa studiare più di una verifica programmata. Non sempre, insomma, per rendere la lezione meno noiosa serve il computer, a volte basta davvero poco! Fondamentalmente è questo il grande problema: la noia. Penso sia difficile stare al passo con le aspettative che i ragazzi hanno nei nostri confronti. Sono abituati ad effetti incredibili con TV e videogiochi e noi dobbiamo intrattenerli per ore con materiale che, al confronto, ricorda il tempo degli "Antenati Flinstones". Siamo insomma in quello che io chiamo "Barocco mediatico": il fine di ogni spettacolo/gioco a si assiste è quello di suscitare meraviglia. Per poter catturare l'attenzione dei nostri alunni spesso non basta stare al passo con i tempi, bisognerebbe precederli. è una fatica immensa che però ripaga quando li si vede incantati di fronte ad una proposta di lavoro o alla semplice lettura di un testo. Credo che la storia del videogioco potrebbe aiutarci a capire meglio i cambiamenti degli ultimi anni. Penso per esempio ai primi games in cui bisognava colpire sagome umane in movimento per acquisire punti. Ora, con l'arrivo di una realtà virtuale sempre più reale, si assiste all'uccisione delle proprie vittime con relative scene di sangue. Tutto punta appunto sul coinvolgimento totale di chi gioca, sullo spettacolo e sulla violenza gratuita; accade così che alla boxe si sostituisca il wrestling, emblema delle nostre abitudini. è finito il tempo del mondo di gesso e si apre quello del multitasking: il computer, la realtà virtuale e il lavoro contemporaneo. I ragazzi sono capaci di dare la massima attenzione, ma per tempi limitati e riescono a fare, a volte meglio di noi, più cose contemporaneamente. Conoscere il loro modo d'agire e le loro abitudine può aiutare a strutturare meglio le nostre lezioni. Concludendo ritengo che il computer serva per:
Se mi fai vedere, ricordo. Se mi coinvolgi, capisco. (Proverbio cinese)
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